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Santuario di Asclepio a Epidauro: luogo di guarigione?

Il Santuario di Asclepio Epidauro si trova nel sito Archeologigo di Epidauro, nella stessa area archeologica dove si trova il famoso Teatro di Epidauro.

Il sito archeologico di Epidauro è estremamente visitato infatti per il suo teatro, ma presenta anche altre aree interessanti nonostante altre non siano ben conservate.

Il Santuario di Asclepio a Epidauro sicuramente attrae l’attenzione e desta la curiosità dei visitatori. Il Santuario di Asclepio inoltre ci dà delle buone informazioni riguardo alle credenze usi e costumi dei greci. Andiamo allora a capire qualcosa in più in merito a questo Santuario di Asclepio.

Video Tempio di Asclepio

Prima di Continuare nella lettura guarda il seguente video del Santuario di Asclepio per capire meglio com’è fatto.

Tempio di Asclepio o Santuario di Asclepio a Epidauro

Il Santuario di Asclepio a Epidauro

Il Santuario di Asclepio era il luogo dove le persone di Epidauro andavano per essere curati.

Cos’è l’Abaton?

Quando menzionimo l’Abaton di Epidauro intediamo l’edificio destinato alle guarigioni rituali che faceva comunque sempre parte del santuario di Asclepio.

La stoa di Abaton o “Enkoimeterion” o sala di incubazione era il luogo in cui i pazienti venivano curati, attraverso il contatto con il dio guaritore Asklepios durante l’ “enkoimesis” (incubazione).

Tempio di Asclepio o Santuario di Asclepio a Epidauro

Questo tipo di guarigione era un mistero, quindi lo scoa era un “abaton” (impenetrabile), che significa bloccato per coloro che non si erano preparati ad incontrare Asklepios. L’Abaton era un edificio lungo e stretto, lungo 70 m e largo 10 m, costruito su due livelli su un pendio piuttosto ripido a nord del tempio di Asklepios e del Tholos.

Fu costruito in due fasi. All’inizio del IV secolo a.C. la metà orientale della stoa fu costruita sulla parte più alta del pendio. L’architetto della seconda fase (fine del IV secolo a.C.) sfruttò la differenza di livello prodotta dalla pendenza a nord-ovest e vi aggiunse una stoa a due piani che raddoppiò la lunghezza originale dell’edificio.

La differenza altimetrica tra le due sezioni dell’edificio era coperta sulla sua facciata da una scala monumentale, nel punto di contatto delle due fasi.

Gli ordini architettonici del santuario

L’Abaton combina i due ordini architettonici dell’antichità classica, quello tonico e quello dorico. L’ala orientale originale era una stoa con 17 colonne loniche, nell’angolo nord-orientale di cui era incorporato il pozzo sacro di Asklepios.

L’acqua è sempre stata uno degli elementi principali del processo di guarigione. La metà posteriore dell’edificio conteneva stanze chiuse per i pazienti che si preparavano a incontrare Asklepios nel loro sogno. L’incubazione ha avuto luogo nella parte al piano terra dell’ala occidentale a due piani dell’edificio.

Il muro della sua facciata era decorato con semi-pilastri coronati da una trabea dorica e aveva solo due porte strette, poiché la vista del suo interno era consentita solo a coloro che erano disposti a incontrare il dio nel sonno.

All’interno forti pilastri ottagonali sostenevano il pavimento di legno della stoa superiore, mentre il pavimento su cui giacevano i pazienti era di terra battuta. Panche di pietra sono sopravvissute dall’attrezzatura della stanza, indicando che una procedura sconosciuta ha avuto luogo lì prima dell’incubazione. Il piano superiore della stoa era allo stesso livello dell’ala orientale precedente. Così, un insieme di 31 colonne loniche si formò sulla facciata del piano superiore. Gli alti schermi di pietra nelle intercolumniazioni tenevano segreto tutto ciò che accadeva all’interno dell’edificio. La loro superficie esterna imitava la ringhiera.

Il rituale dei pazienti

I pazienti hanno fatto i loro preparativi nella parte orientale e nel piano superiore della parte occidentale dell’edificio, purificandosi con acqua dal pozzo sacro e leggendo le narrazioni di meravigliose guarigioni registrate su stelai eretti all’interno della stoa, che li ha portati dall’autosuggestione a compiere il miracolo della cura.

Quindi, passarono al piano terra della stoa a due piani e si sdraiarono a terra, aspettando che arrivasse il sogno miracoloso. Il sonno simboleggiava la morte del loro io malato e Asklepios, che li visitava nel sogno, conferiva loro una nuova vita sana.

Gli scavi hanno dimostrato che l’incubazione ebbe luogo già nella metà del VI secolo a.C. di fronte al pozzo, in costruzioni più piccole e leggere di quel tempo. Sotto la parte orientale dell’Abaton e il bagno di Asklepios sono stati scoperti resti di una piccola stoa lunga 15 m, che ospitava la fase iniziale dell’incubazione. Nel corso del V secolo a.C. la piccola stoa fu sostituita da un edificio più grande che comprendeva una cucina e latrine. L’Abaton fu incorporato in una stoa del periodo tardo romano, che circondava gli edifici più importanti del Santuario.

Com’è il Santuario di Asclepio oggi

Successivamente fu abbandonato e cadde in rovina. Sono state conservate solo le parti inferiori dell’edificio e un certo numero di membri della sua struttura superiore.

Oggi il visitatore vede l’Abaton parzialmente restaurato (2,5). Il restauro è stato effettuato dal Comitato per la conservazione dei monumenti di Epidauro del Ministero della Cultura ellenico (1989-2004), con fondi del Programma operativo regionale del Peloponneso e dell’UE. Programma operativo “Cultura”.

Credenze e miti

Oggi sicuramente non andremmo in un posto del genere se abbiamo dei problemi medici (almeno io non andrei 😉 ). E’ comunque interessante sapere come vivevano i greci ed a cosa credevano.

Il Santuario di Asclepio Epidauro non è l’unico santuario greco dedicato alla guarigione. Visitando l’antica Corinto infatti mi è capitato di sentire una guida che spiegava che le donne per potere rimanere incinta andavano al santuario dove venivano attuati dei procedimenti per noi molto insoliti. In questo caso veniva avvolto un serpente intorno alla pancia della donna. Sarà vero? Vero o no è sicuro che i metodi che usavano i greci a quel tempo erano molto diversi dai nostri.

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